01 dicembre 2010

lettera.com





Nei rapporti sociali spesso si può mentire senza sentirsi in colpa, lo si fa anzi a fin di bene.
"Si mente per far piacere al prossimo. Per non offenderlo. Perché non sempre è necessario dire tutto. Omettere. Astenersi. L'eleganza, la cortesia sono piccole menzogne. Piroette con inchino senza colpo ferire. Piccole ipocrisie".
Mentire a se stessi è un'altra cosa. Qualcuno lo fa, ma Maria Dolores Vergani non ne è capace.
In tutte le scuole di scrittura, quando si arriva a parlare dei personaggi, si sottolinea la necessità per lo scrittore di conoscere ogni minimo dettaglio delle sue creature, ogni sfumatura e sfaccettatura del loro carattere. Elisabetta Bucciarelli è abilissima in questo ed è straordinaria la cura con cui ci racconta la sua protagonista.
Maria Dolores Vergani è un personaggio oltremodo complesso, come i suoi pensieri che non vanno mai in un'unica direzione, imboccano una strada, tornano indietro, ripartono, senza soluzione di continuità, un frenetico carosello dove però domina non la confusione ma una logica rigorosa.
"Si chiamano retropensieri, Anime poco lineari ne producono in quantità. Parenti della complessità, dello spessore, dell'ansia, dell'insicurezza. Nascono sulla via del dubbio e tramontano sulle macerie della distruzione. Minano rapporti, mettono in discussione frasi dette, collegano punti siderali e annientano qualsiasi risposta di buon senso. Puntano dritti alla parola fine".
Per tutte le persone che rifuggono le certezze e le risposte troppo facili è inevitabile innamorarsi di un personaggio come questo.
Gli ispettori Corsari e Funi sono in qualche modo personaggi secondari ma Elisabetta Bucciarelli li descrive con la stessa cura riservata alla protagonista e con poche pennellate, a partire dai "capelli invasi dal gel" dell'uno e dal "randagismo tricologico" dell'altro, ne fa un ritratto estremamente efficace. 



Inizia e finisce qui.